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Categoria: Infermieristica in Area Critica

  • Triage: Tipologie e Caratteristiche…

    I tipi di triage

    Il triage è un processo di valutazione rapida delle condizioni di un paziente, al fine di classificarne la gravità e stabilire le priorità di intervento. È una procedura fondamentale in tutti i servizi di emergenza, come i pronto soccorso ospedalieri, i centri di soccorso extraospedalieri e i centri di crisi.

    Esistono diversi tipi di triage, che si differenziano anche per diversi fattori, tra cui:

    • Il livello di competenza del personale che effettua la valutazione: il triage può essere effettuato da personale non sanitario, da personale infermieristico o da personale medico.
    • Il luogo in cui viene effettuato il triage: il triage può essere effettuato in un pronto soccorso ospedaliero, in un centro di soccorso extraospedaliero o in un centro di crisi.
    • Il contesto in cui viene effettuato il triage: il triage può essere effettuato in condizioni ordinarie o in situazioni di emergenza.

    Principali tipi di triage

    In base al livello di competenza del personale che effettua la valutazione, i principali tipi di triage sono i seguenti:

    • Triage non infermieristico: è effettuato da personale non sanitario, come un addetto alla reception o un operatore di soccorso. In questo caso, la valutazione è limitata a pochi parametri essenziali, come lo stato di coscienza, la respirazione e la circolazione.
    • Triage infermieristico: è effettuato da un infermiere. In questo caso, la valutazione è più completa e comprende anche altri parametri, come il dolore, il livello di coscienza, i parametri vitali e le condizioni cliniche.
    • Triage medico: è effettuato da un medico. In questo caso, la valutazione è ancora più completa e può includere anche esami diagnostici.

    Triage in pronto soccorso

    In ambito ospedaliero, il triage è un’attività fondamentale per garantire l’efficacia e l’efficienza del servizio di pronto soccorso. Il triage infermieristico è il metodo più diffuso nei pronto soccorso mondiali.

    Il processo di triage infermieristico in pronto soccorso si svolge in tre fasi:

    • Accoglienza: il paziente viene accolto in Pronto Soccorso e accede al Triage. Qui viene effettuata una valutazione preliminare delle sue condizioni.
    • Valutazione clinica: il paziente viene sottoposto a una valutazione clinica più approfondita, che include l’anamnesi, l’esame obiettivo e la valutazione dei parametri vitali.
    • Classificazione: sulla base dei risultati della valutazione clinica, al paziente viene assegnato un codice di priorità, che determina l’ordine di accesso alle cure.

    I codici di priorità utilizzati in ambito ospedaliero sono, dopo l’entrata in vigore dei nuovi codici colori, i seguenti:

    • Rosso – critico: interruzione o compromissione di una o più funzioni vitali.
    • Arancio – acuto: funzioni vitali a rischio.
    • Azzurro – urgenza differibile: condizione stabile con sofferenza. Richiede approfondimenti diagnostici e visite specialistiche complesse.
    • Verde – urgenza minore: condizione stabile senza rischio evolutivo. Richiede approfondimenti diagnostici e visite monospecialistiche.
    • Bianco – non urgenza: problema non urgente.

    Sebbene potrebbe succedere di ritrovarsi di fronte ad una decodifica differente e basata ancora sul vecchio sistema e classificazione.

    Metodiche di Triage in Pronto Soccorso

    • Spot-Check: L’Infermiere si reca direttamente nell’area triage e valuta i pazienti in base a delle procedure standardizzate.
    • Triage da Bancone: L’Infermiere esegue il triage al bancone all’ingresso dell’area triage.
    • Triage Globale: L’Infermiere esegue il triage in area triage privata e conduce una valutazione attenta e globale.

    Triage in situazioni di emergenza

    • In situazioni di emergenza, come incidenti stradali o disastri naturali, il triage può essere effettuato in condizioni molto difficili e con scarse risorse. In questi casi, è importante che il triage sia semplice e veloce, in modo da poter classificare rapidamente i pazienti e garantire l’accesso alle cure alle persone più gravi.
    • Il triage in situazioni di emergenza può essere effettuato utilizzando diversi metodi.

    In Italia, il triage in situazioni di emergenza è regolamentato dal Sistema di emergenza-urgenza 118. Il triage è effettuato dal personale del 118, che utilizza un sistema di codifica a cinque livelli, da 1 a 5, in ordine di gravità crescente.

    Metodi di Triage

    Per non appesantire l’articolo e non allungarlo più del dovuto descriveremo brevemente e in modo non completamente esaustivo i vari metodi che però approfondiremo nei successivi articoli.

    Metodo START

    Il metodo START (Simple Triage and Rapid Treatment) è un sistema di triage utilizzato in situazioni di emergenza o disastro per valutare rapidamente e assegnare priorità di trattamento ai pazienti in base alla gravità delle loro ferite o condizioni mediche.

    Metodo CESIRA

    Il metodo CESIRA di triage è un sistema di valutazione dei pazienti in situazioni di emergenza, basato su criteri di urgenza ed efficienza. Il nome CESIRA deriva dalle iniziali di cinque parametri: Coscienza, Emorragia, Shock, Insufficienza respiratoria, Rottura di cute. Ogni parametro viene valutato con una scala numerica da 0 a 3, dove 0 indica assenza di problema e 3 indica gravità massima. La somma dei punteggi dei cinque parametri determina il codice colore del paziente, che indica la priorità di intervento. Il metodo CESIRA è stato sviluppato in Italia negli anni ’90 ed è utilizzato principalmente nel triage extraospedaliero, cioè sul luogo della catastrofe. Il metodo CESIRA è diverso dal metodo START, che è più semplice e rapido, ma anche meno accurato.

    Metodo FAST

    Il metodo FAST triage è un sistema di valutazione dei pazienti in situazioni di maxiemergenza, che si basa su una prima valutazione rapida e una categorizzazione sequenziale secondo il livello di gravità. Il metodo FAST triage si applica nel contesto intraospedaliero, cioè quando i pazienti arrivano al Pronto Soccorso o al DEA (Dipartimento d’Emergenza e Accettazione). Il metodo FAST triage è diverso dal metodo START, che si usa nel triage extraospedaliero, cioè sul luogo della catastrofe.

    Metodo ESI (Approfondimento qui)

    Il metodo ESI triage è un sistema di valutazione dei pazienti in situazioni di emergenza, che si basa su un algoritmo a cinque livelli di priorità, da 1 (massima urgenza) a 5 (minima urgenza)¹. L’acronimo ESI sta per Emergency Severity Index, ovvero indice di gravità dell’emergenza. Il metodo ESI triage si usa principalmente nel contesto ospedaliero, quando i pazienti arrivano al pronto soccorso. Il metodo ESI triage prevede una valutazione rapida dei parametri vitali e delle risorse necessarie per il trattamento del paziente. Il metodo ESI triage è diverso dai metodi CESIRA e FAST, che si usano nel triage extraospedaliero, cioè sul luogo della catastrofe. Il metodo ESI triage è stato sviluppato negli Stati Uniti nel 1999 e successivamente aggiornato ed adottato in molti altri paesi.

    Attenzione! La scheda di Triage è un atto pubblico secondo l’Art.2699 del Codice Civile. Esiste l’obbligo di registrazione del documento. L’infermiere che esegue un triage esprime la sua funzione di Ufficiale Pubblico e non mero incaricato di pubblico servizio. (Leggi qui l’approfondimento)

    Conclusione

    Il triage è un processo fondamentale per garantire l’efficacia e l’efficienza dei servizi di emergenza. La scelta del tipo di triage da utilizzare dipende da diversi fattori, tra cui il contesto in cui viene effettuato il triage, il livello di competenza del personale che lo effettua e le risorse disponibili.

  • Cos’è il See and treat?

    Cos’è il See & Treat?

    Il modello See and Treat, come suggerito dall’utilizzo dal nome inglese, è stato importato in Italia dal Regno Unito. Il sistema ha la funzione di reagire al crescente sovraffollamento dei pronto soccorso (Emergency Department) dovuto ad una carenza di General Practicioner (Medici di Famiglia).

    L’obiettivo, come suggerisce la parola, è quello di vedere e trattare il paziente in rapidità. Questo però include solo i pazienti che presentano urgenze minori. Il See and Treat è un modello di risposta assistenziale alle urgenze minori il cui scopo è quello di ridurre la pressione nei pronto soccorso.

    Il See & Treat in Italia…

    Attualmente, in base a quanto stabilito con la regionalizzazione del sistema sanitario, è possibile vedere questo modello assistenziale solo in Regione Toscana. Quest’ultima con la Delibera n. 958 del 17 Dicembre 2007, ne ha definito caratteristiche e ambiti di applicazione.

    Il See and Treat funziona deviando i pazienti con urgenza minore in una seconda lista d’attesa e in una zona adiacente al Pronto Soccorso. Tutti i pazienti vengono categorizzati secondo l’ESI che sta per Emergency Severity Index, che verrà approfondito in un prossimo articolo. Infine gli operatori (medici ed infermieri) che hanno ricevuto una formazione minima di 350 ore, possono in completa autonomia prendere in carico, valutare e gestire un paziente che accede tramite See&Treat.

    Nella delibera su citata, si includono anche quelli che sono i protocolli See&Treat e i criteri di esclusione di un paziente a questo modello di risposta assistenziale, che può portare quel paziente ad essere direzionato verso i normali flussi di accesso al Pronto soccorso.

    Tra le problematiche trattate abbiamo:

    • Muscolo-Scheletriche (Contusioni minori, Dolore Ricorrente, Torcicollo e altro)
    • Traumatiche (Contusioni Minori, Trauma delle dita e altro)
    • Ferite (Abrasione, rimozione ami da pesca, anelli o punti di sutura, ferite minori)
    • Oftalmologiche (Congiuntivite, Corpo estraneo, ecchimosi senza disturbi, irritazioni minori e altro)
    • Dermatologiche (Cisti Sebacee, Punture di Insetti e rimozione zecca, pediculosi, ustioni solari e verruche, dermatiti, foruncoli e altro)
    • Urologiche (Infezioni tratto urinario terminale, rimozione o sostituzione CV)
    • Ginecologiche (Test di Gravidanza)
    • Gastroenterologiche (Diarrea isolata non ematica, sostituzione o rimozione SNG, Singhiozzo)
    • Otorinolaringoiatriche (Epistassi, Otite esterna, rinite, tappo di cerume e corpo estraneo in naso o orecchio esterno)

    Cosa dice la Letteratura sul See & Treat…

    Nell’ormai lontano 2008 è uscita una pubblicazione di Stefano Bambi, Monica Giusti, Giovanni Becattini dal nome: “See & Treat in pronto soccorso: dal medico all’infermiere con competenze avanzate. Una revisione della letteratura” i risultati che derivano dall’utilizzo dell’Advanced Nurse Practitioner in See&Treat viene visto come motivo di discussione. Nello studio che potete consultare in fondo pagina, vengono presi in esame 21 articoli, di cui la maggioranza sostiene l’utilizzo degli Advanced Nurse Practictioner (Infermieri ad Alta Formazione) ma richiede la valutazione dei costi e la libertà del paziente a scegliere un medico invece dell’ANP.

    Bisogna però contestualizzare gli studi: La figura dell’Advanced Nurse Practitioner in Regno Unito è esistente da decenni. La popolazione trova assolutamente normale affidarsi a Nurse Practitioner quando si ritrovano ad entrare in un Urgent Care o Walk-in Clinic (Il luogo dove fisicamente viene applicato anche il See&Treat). La revisione presa in esame risulta però datata, sebbene suggerisca alcune informazioni importanti sui pro e contro del modello preso in esame, e qui citiamo direttamente l’articolo:

    In particolare gli aspetti negativi sono:
    • Assenza di analisi critica del See and Treat
    • Inappropriatezza dell’utilizzo del personale medico ed infermieristico più esperto per la presa in carico dei pazienti meno urgenti e impegnativi
    • Trattamento dei pazienti come numeri da smaltire e scarsa umanizzazione dell’assistenza
    • Difficile sostenibilità prolungata del sistema a causa della scarsità di risorse professionali
    • Possibile utilizzo di risorse professionali non sempre all’altezza
    Gli aspetti del See and Treat considerati positivi sono:
    • La percezione da parte di medici ed infermieri della sua utilità nel ridurre i tempi di attesa e migliorare i percorsi dei pazienti,
    • I vantaggi, quando effettuato da personale esperto,
    • L’aumento della soddisfazione del personale.

    See & Treat in pronto soccorso: dal medico all’infermiere con competenze avanzate. Una revisione della letteratura – Stefano Bambi, Monica Giusti, Giovanni Becattini – Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 3

    Vantaggi e Svantaggi della Gestione dei servizi See & Treat dagli Infermieri specializzati

    Infine lo studio, nella tabella 3, indica i vantaggi e svantaggi della gestione dei codici minori da parte dei Nurse Practitioner che di seguito riportiamo:

    Vantaggi dei servizi gestiti da ENP

    • riduzione del personale medico
    • lavoro in squadra
    • skill degli infermieri per gestire le lesioni minor
    • maggior soddisfazione degli utenti
    • maggior cure olistiche
    • migliori qualità e continuità di cure
    • riduzione dei tempi di attesa
    • possibile ampio bacino di utenza

    Svantaggi dei servizi gestiti da ENP

    • problemi medico-legali
    • ostacolo da parte dei gruppi professionali
    • problemi nel reperire fondi
    • limitazioni dei protocolli
    • rischio di successo dei NP e di costante sottodimensionamento del personale medico: i NP non sono in grado di gestire tutto il case mix dei medici
    • possibile perdita di skill su trauma e emergenze maggiori per l’alta specializzazione e la frequenza del servizio prestato nella cura delle Minor Injuries.
    • sensazione dei NP che i medici tendano a lavorare meno in presenza di un servizio gestito dagli infermieri per i codici minori

    Fonti Utilizzate:

    See & Treat in pronto soccorso: dal medico all’infermiere con competenze avanzate. Una revisione della letteratura – Stefano Bambi, Monica Giusti, Giovanni Becattini – Assistenza infermieristica e ricerca, 2008, 27, 3

  • Padua Score: Cos’è e a cosa serve…

    Il Padua Score, più precisamente Padua Prediction Score for Risk of VTE è uno strumento utilizzato al fine di conoscere l’indicazione terapeutica all’utilizzo di profilassi farmacologica per le trombosi.

    Questo strumento è composto da varie voci che devono essere chiarificate al fine di determinare l’alto rischio di trombosi di un paziente e di conseguenza la necessità di utilizzare farmaci antitrombotici.

    Gli Item appartenenti alla scala richiesta al fine di generare lo Score sono undici. (Sebbene esistano più varianti). Ogni item ha un punteggio diverso in base alla probabilità che ha di causare un evento trombotico. Un punteggio pari e/o superiore a 4 determina l’alto rischio tromboembolico e di conseguenza la necessità da parte del medico di prescrivere una terapia adatta.

    Se punteggio da 1 a 3: Basso rischio di Trombosi Venosa Profonda (TVP)
    Se punteggio >= 4: Alto rischio di Trombosi Venosa Profonda (TVP)

    ItemPunteggio
    Cancro in stato attivo (Metastasi oppure chemioterapia negli ultimi 6 mesi)3
    Precedenti Trombosi venose profonde3
    Allettato da più di 3 giorni3
    Trombofilia3
    Trauma o Chirurgia recente2
    Pazienti over 701
    Problemi cardiaci o respiratori1
    Infarto del miocardio acuto oppure ischemia cerebrale1
    Infezione acuta o problematica reumatologica1
    Obesità (BMI>30)1
    Sotto trattamento ormonale1

    Esempio: Paziente di 82 anni con frattura femore dx ed allettamento obbligato per almeno 7 giorni.
    1 Punto perché over 70
    2 Punti perché categorizzabile come trauma
    3 Punti per allettamento che supera i 3 giorni.

    Padua Score: 6

    Qualora la somma di questi item desse un valore maggiore o uguale a 4 potrebbe essere indicato iniziare con una terapia antitrombotica, previa prescrizione medica.

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  • METODO SBAR: Cos’è e Come funziona questo metodo di consegne

    Le consegne infermieristiche hanno iniziato, nel corso degli ultimi anni, ad essere punto di interesse ed attenzione da parte dei professionisti della salute.

    Quanto portato all’attenzione di noi tutti, è che il momento più critico della giornata, venga spesso lasciato alla buona fede del professionista. Sebbene questo è impossibile da eradicare, una misura strutturata di consegne potrebbe evitare che passaggi importanti, vengano tralasciati o persi tra un turno e l’altro.

    Le metodiche di consegne sono molteplici: Metodo narrativo (il più utilizzato e il meno schematico), I Metodi che pongono il focus sui problemi (S.O.A.P. – S.O.A.P.I.E.R. – P.A.R.T.), Metodi che guardano agli esiti (D.A.R. – A.I.O.), Metodo focalizzato sugli scostamenti (Piani standard) e infine l’approccio per cure globali (S.B.A.R. – P.A.C.E).

    Quando parliamo di consegne infermieristiche, inoltre non si può non considerare le condizioni necessarie affinchè il passaggio di consegna avvenga in modo corretto, evitanto eventuali perdite di informazioni. In questo, ci viene d’aiuto il criterio di qualità “CUBAN” che pone il focus sulle condizioni minime necessarie, per permettere un scambio di consegne corretto ed efficacie, senza che si presentino omissioni.

    Il criterio CUBAN sta per:

    • C (confidential) – Nel passaggio di consegna è necessario che la conversazione sia mantenuta dai criteri di confidenzialità e privacy del paziente. Questo significa che bisogna avere a disposizione un luogo lontano e riservato da orecchi indiscreti.
    • U (uninterrupted) – Il passaggio di consegna non può avvenire, laddove le interruzioni, rumori e continue richieste degli operatori di vario genere, non garantiscano una attenzione massima dell’infermiere intento a dare consegne
    • B (brief) – Le consegne non possono dilungarsi, devono essere di breve durata ed efficaci.
    • A (accurate) – Il contenuto descritto deve essere accurato.
    • N (Named Nurse) – Il passaggio di consegne, avviene da infermiere ad infermiere. Questo significa che bisogna sempre tenere traccia dei protagnosti dei vari passaggi.

    In questo articolo, come preannunciato dal titolo, vedremo solo una delle metodiche di consegna: ossia il metodo SBAR.

    Il metodo SBAR è ultimamente divenuto il più utilizzato nelle unità operative per il suo approccio alle cure globali. Inizialmente utilizzato maggiormente nel campo delle urgenze, si è rivelato un valido strumento anche all’interno delle normali unità operative ospedaliere. Sempre più reparti, utilizzano questo approccio alle consegne.

    La metodica sembra essere apprezzabile, rapida ed efficacie e difficilmente si presta ad errori, sebbene ancora troppo spesso, alcuni infermieri attuano digressioni che tendono a cadere nelle metodiche narrative.

    SBAR sta per:

    • Situation
    • Background
    • Assessment
    • Recommendation

    Analizziamoli individualmente:

    Situation: Si intende la situazione attuale, la motivazione per cui abbiamo in carico il paziente. I vari quesiti diagnostici, le teorie, la sintomatologia, l’intervento da eseguire o già eseguito e le eventuali giornate post-operatorie.

    Background: Si intende il passato remoto e prossimo clinico del paziente. Dunque diagnosi note, allergie, motivo della chiamata o dell’arrivo in PS, situazioni socio-famigliari.

    Assessment: Si intende tutto ciò che si sta facendo o è stato fatto dalla presa in carico del paziente. Eventuali parametri vitali anomali, esami diagnostici in corso etc.

    Recommendation: Con quest’ultimo, si intende ciò che bisogna fare per questo paziente. Ad esempio: eventuali trasferimenti, altri esami da eseguire, trasfusione di emazie, rischi reali o potenziali corsi dal paziente.

    Come suddetto, questo metodo è principalmente utilizzato in reparti laddove il paziente presenta una problematica acuta e non cronica. Nella fattispecie, l’utilizzo di questo metodo in reparti ad esempio di riabilitazione, risulta inefficiacie e causa di perdita di molti dettagli importanti.

    Poniamo un esempio semplificato di questo metodo:

    S: Paziente con frattura di femore destro, operando di domani.

    B: Paziente 60 anni, diabetico, iperteso e fumatore. Allergia nota all’Amoxicillina. Vive con la moglie.

    A: Iperteso: 180/90, somministrato ace-inibitore come da prescrizione medica, Emoglobinemia 10.8 g/dL Dolorante con NRS 6 somministrato analgesico

    R: Paziente operando di domani, Richiedere Emazie concentrate per intervento, Monitoraggio pressione arteriosa e NRS, Eseguire RX di controllo post-operatorio

    L’esempio nella fattispecie risulta semplificato ed il caso clinico sufficientemente semplice. Nella realtà dei casi potrebbe essere ben più complesso. Rimane però chiaro, che non è necessario inserire informazioni di dubbio valore. Affermazioni del tipo: “Paziente non diabetico” oppure “Frequenza Cardiaca 70bpm” o anche “Bilirubina nella norma” aumentano inutilmente il carico di informazioni date al nostro interlocutore con il rischio di far perdere il focus sulle problematiche essenziali del paziente.

    Se hai dubbi, o ti è piaciuto questo articolo, lasciami un commento e condividi sui tuoi social.

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  • Emocoltura – Dossier INFAD

    In allegato il documento redatto dal progetto ECCE.

  • Cateterismo Arterioso – Dossier INFAD

    Dossier Infad di proprietà del Progetto ECCE ormai giunto a termine

  • Cosa fare in caso di una Crisi Epilettica

    [the_ad id=”2884″]La crisi epilettica è un evento parossistico tramite il quale l’epilessia si manifesta, causato dalla scarica improvvisa eccessiva e rapida di una popolazione più o meno estesa di neuroni che fanno parte della sostanza grigia dell’encefalo (definizione di John Hughlings Jackson). L’aggregato di neuroni interessati dalla scarica viene definito “focolaio epilettogeno”.

    La locuzione deve essere differenziata dal termine “epilessia”: quest’ultimo indica una condizione caratterizzata dalla ricorrenza di episodi convulsivi dovuti a una patologia cronica sottostante. Un individuo che ha presentato una singola crisi, o anche più crisi dovute a una condizione clinica che può essere trattata (ad esempio uno stato febbrile) o evitata, non è affetto da epilessia. L’incidenza e la prevalenza delle crisi sono influenzate da diversi fattori, ma si stima che tra il 5 e il 10% degli individui presentano nel corso della vita un episodio convulsivo (con una frequenza più alta tra i bambini e gli anziani).

    A seconda delle caratteristiche dell’evento, le manifestazioni cliniche possono variare da convulsioni drammatiche a semplici fenomeni sensoriali non riconoscibili dall’osservatore.

    Quello che bisogna fare quando qualcuno ha una crisi epilettica dipende dal tipo di attacco che si sta verificando.

    CRISI TONICHE CLONICHE

    [the_ad id=”2884″]Una crisi convulsiva o tonica clonica comincia quando qualcuno perde conoscenza, s’irrigidisce inaspettatamente, cade a terra e comincia ad essere colto da convulsioni.
    Come prestare aiuto:
    ✓ Rimani vicino alla persona – stai calmo.
    ✓ Prendi nota dell’ora/durata della crisi.
    ✓ Proteggi la persona da lesioni – togli qualunque oggetto pesante dall’area in cui si trova. Metti qualcosa di morbido sotto la sua testa. Allenta i capi di vestiario troppo stretti
    ✓ Sposta con delicatezza la persona su di un fianco – non appena sarà possibile, per aiutarla a respirare
    ✓ Cerca di comunicare con la persona per assicurarti che abbia effettivamente ripreso conoscenza.
    ✓ Rassicurala
    ✓ Tieni lontano i curiosi
    ✘ Non limitare i movimenti della persona.
    ✘ Non cercare di mettere frorzatamente nulla dentro la bocca.
    ✘ Non dare alla persona acqua, pillole o cibo fino a quando non sarà pienamente cosciente.
    Dopo che la crisi si è conclusa, la persona dovrebbe essere messa sul suo fianco sinistro.
    Ricordati che esiste il lieve rischio che la persona possa vomitare una volta terminata la crisi, prima che abbia pienamente ripreso coscienza. Perciò, la testa dovrebbe essere collocata in modo che il vomito possa essere espulso dalla bocca senza venire inalato. Rimani con la persona fino a quando si sarà ripresa (da 5 a 20 minuti).

    Chiama il 118 se:

    ATTENZIONE SI CONSIGLIA COMUNQUE DI RICHIEDERE ASSISTENZA SANITARIA (MEDICO DI BASE, GUARDIA MEDICA )

    ✓ la crisi ha una durata attiva superiore a 5 minuti o un secondo attacco segue subito dopo.
    ✓ la persona non ha riacquistato conoscenza entro 5 minuti dalla conclusione della crisi.
    ✓ la crisi avviene nell’acqua.
    ✓ la persona si è fatta male.
    ✓ la persona è incinta o ha il diabete.
    ✓ sai, o credi, che sia stato il primo attacco epilettico sofferto dalla persona.
    ✓ se sei in dubbio.

    PRONTO SOCCORSO PER LE CRISI EPILETTICHE

    Crisi complesse parziali
    Durante questo tipo di crisi la persona può apparire inerte e confusa.
    Possono essere presenti movimenti automatici come lo schioccare delle labbra, farneticazioni, oppure movimenti automatici della mano. La persona può esibire un comportamento inopportuno che può essere scambiato per
    intossicazione da alcol o droghe.
    ✓ Nel corso di un attacco complesso parziale potresti dover guidare con gentilezza la persone in modo che eviti gli ostacoli e si allontani da luoghi pericolosi.
    ✓ Non appena la crisi si conclude, cerca di comunicare con la persona offrendogli il tuo sostegno, e chiedendole se si sente bene.
    ✓ Chiama un’ambulanza se la persona non comincia a riprendersi dopo 15 minuti.

    [the_ad id=”2884″]Crisi tipo assenza
    L’assenza causa perdita della coscienza per un breve periodo. La persona ha lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi possono arrovesciarsi verso l’alto e tremolare. Può essere scambiato con il sognare a occhi aperti. Accorgiti che si è verificata una crisi epilettica, rassicura la persona e ripeti le informazioni che potrebbero non essere state comprese durante l’attacco.

    PRONTO SOCCORSO PER LE CRISI EPILETTICHE AVVENUTE NELL’ACQUA
    In certe situazioni la perdita di conoscenza è particolarmente pericolosa, e il soccorso d’emergenza deve andare al di là della normale routine. Una crisi epilettica può mettere a repentaglio la vita di una persona, se avviene nell’acqua.
    Se qualcuno sta avendo una crisi epilettica nell’acqua, es. mentre fa il bagno o in piscina:
    ✓ Sostieni la persona nell’acqua con la testa inclinata in modo che il viso e la testa stiano sopra la superficie.
    ✓ Togli la persona dall’acqua non appena i movimenti attivi causati dalla crisi sono cessati.
    ✓ Controlla se la persona sta respirando. Se non respira, comincia immediatamente la CPR (rianimazione cardiopolmonare). ( VEDI LINK: QUI)
    ✓ Chiama un’ambulanza. Anche se la persona sembra essersi ripresa del tutto, dovrebbe sottoporsi ad un checkup medico completo. Inalare acqua può causare danni polmonari o cardiaci.

     

    Precauzione: Se la crisi epilettica avviene fuori dall’acqua nel corso di un’attività natatoria, la persone non dovrebbe continuare a nuotare o praticare sport acquatici per quel giorno, anche se sembra essersi ripresa del tutto.

    Se qualcuno comincia ad avere una crisi epilettica mentre:

    • è confinato in una sedia a rotelle
    • è seduto su di un autobus, un treno o un tram
    • è legato ad un passeggino o ad una carrozzina
    1. Stai calmo, e fermati ad osservare
    2. Non cercare di far cessare la crisi epilettica.
    3. Non cercare di mettere niente nella bocca della persona.
    4. Non cercare di toglierla dalla posizione in cui si trova – nella maggior parte dei casi la sedia fornisce un po’ di sostegno. Tuttavia, se c’è del cibo, acqua o vomito nella sua bocca, bisognerà togliere la persona dal suo posto e disporla su di un fianco immediatamente.

     

    Se ciò non si verifica, segui le lineee di condotta descritte qui di seguito:

    Durante una crisi epilettica:
    ✓ Proteggi la persona impedendole di cadere se è allacciata ad una cintura di sicurezza.
    ✓ Assicurati che la sedia a rotelle o il passeggino sia ben fissato.
    ✓ Proteggi la persona sostenendole la testa. Se non c’è un poggiatesta modellato, sarà d’aiuto qualcosa di morbido posto sotto il capo.
    ✓ Controlla se bisogna spostare qualche oggetto pesante che potrebbe ferire braccia e gambe in particolare.
    ✓ A volte potrebbe essere necessario togliere la persona dalla sedia al termine della crisi, se le vie aeree sono bloccate.

    La persona solitamente riprende conoscenza in pochi minuti. Rassicurala e riferiscile quanto è accaduto.